Il sistema economico capitalistico è il compimento del MITO: il prodotto concreto del trionfo del soggetto assoluto (contrapposto all'oggetto), elevato ad attore unico e onnipotente dal pensiero razionale occidentale. Adorno individuò in Cartesio e Hegel gli autori/creatori del MITO, ossia dell'operazione chirurgica che determinò l'irreparabile separazione di res cogitans e res extensa e l'elevazione del pensiero depurato a soggetto privilegiato nella realtà e autorizzato a strumentalizzare l'oggetto (la natura, l'altro rispetto al pensiero). Il MITO prevede che qualsiasi azione della soggettività, della materia pensante pura, sia azione razionale.
Ma razionalità è la capacitÀ di esercitare un qualsiasi intento comunicativo-relazionale assicurandosi della ricezione del proprio messaggio e tenendo conto dell'ambiente circostante (situazione, persone). Questo è quanto è sostenuto dalla rational choice theory, che pone il contesto d'azione come costante fondamentale in base alla quale si giudicherà la razionalità dell'azione (relativa, variabile). March: "da un punto di vista fenomenologico possiamo parlare di razionalità solo in connessione con un contesto". Non vi sono dunque situazioni oggettive né una distinzione generale e universale tra azioni razionali e irrazionali. La bontà e la sensatezza della nostra azione è decisa a partire dall'ALTRO.
L'errore originario consiste dunque nella divisione di res cogitans e res extensa, nel pensare di poter estromettere l'una dall'altra. Assistiamo all'assuefazione al controllo da parte di una res cogitans depurata artificialmente. Ma essa DEVE giungere ad un compromesso, instaurare un rapporto dialettico con la res extensa (l'ambiente, la natura, il corpo...l'alterità in generale: l'incontrollabile, l'imprevedibile) in cui questa non venga annientata inn quanto momento negativo e resa uno scarto residuale nell'aufhebung (conservazione, togliere assimilando, incorporando). L'aufhebung corrisponde ad un'eliminazione della separazione e ad un'identificazione senza residui con la soggettività. Certo il conflitto è costante e la differenza rimane costantemente aperta come una ferita insanabile ma bisogna abbandonare la pretesa di negare una coappartenenza e un controllo biunivoco (che normalmete viene reso unilaterale portando a fratture di varia natura:sociale o psicologica). La res extensa compenetra la res cogitans e viceversa. L'illusione cartesiana: la res cogitans È una potenza fluttuante che puo asservire il/i corpo/i e fargli o far loro violenza:ciò genera dolore e/o sofferenza.da entrambi le parti!dalla parte della res extensa poiché è materiale, carnale, corruttibile e soccombe e dalla parte della res cogitans perchè si rende dolorosamente conto del fatto di non essere onni-potente. Esse coesistono e sono indissolubilmente legate da un'eterna necessità di compromesso, tale per cui non esiste la separazione, se non tramite un'operazione chirurgica meticolosa tramite concetti (effettuata da cartesio!poi hegel ha allargato la ferita!e il sangue sgorga irreparabilmente!). Adorno ha parlato di una separazione praticata con il bisturi da parte di Hegel, ha però lasciato intatta la dialettica hegeliana, limitandosi a capovolgere il primato (dell'oggetto anziché del soggetto) e non fornendo affatto un contributo necessario a decisivo alla rimarginarsi della ferita.
La res cogitans È anche res extensa e la res extensa è anche res cogitans. Per questo non ha senso la separazione. È un prodotto arrogante dell'uomo. E la sua interiorizzazione rende malati. L'anoressia, ad esempio è la materializzazione, l'esemplificazione perfetta dell'incarnarsi nel singolo corpo dell'aberrazione di pensiero, è l'interiorizzazione e la pratica della lacerazione. L'anoressica È pura res cogitans che trae nutrimento e soddisfazione dalla mortificazione e sottomissione della res extensa più inerme e malleabile: quella in cui risiede. Il mondo esterno, l'alterità irriducibile del mondo (che si potrebbe definire: A POSTERIORI per antonomasia, dunque assolutamente irriducibile)umilia la res cogitans dell'anoressica, poiché quest'ultima non ha alcun potere sul mondo. Ma il suo corpo non può che obbedire perchÈ è un tutt'uno con la res cogitans, anche se viene trattato come altro, un altro controllabile, domabile. La res extensa viene a poco a poco distrutta, annientata e con essa va alla deriva anche la res cogitans.pur di buttare la res extensa giù dal burrone e rivendicare così la signoria della res cogitans, questa si butta con la propria vittima. Il sacrificio totale è inevitabile, dato che, come già detto, la separazione non esiste. E il paradosso consiste proprio nel fatto che il prezzo da pagare, la morte totale e non certo parziale, È un prezzo che l'anoressica è pronta a pagare. Diventa addirittura lo scopo, poiché ogni soluzione, anche quella finale, è preferibile all'oggetto della fobia: la perdita del controllo da parte della res cogitans a favore della res extensa. L'essere in balia del mondo, della sostanza non pensante e tuttavia dalla potenzialità devastante e imprevedibile, è la cosa peggiore che possa capitare, poiché coincide con la minaccia principale dell'io(sia singolare, individuale che collettivo o sociale!), identificatosi senza residui con la res cogitans. Alla base di molte malattie della modernità vi sono dunque evidentemente errori o creazioni concettuali e filosofiche errate, sebbene vitali per la sopravvivenza e il progresso del sistema economico. Interessante è anche notare che l'anoressia nasce dalla convinzione di doversi adeguare ad un imperativo formale, che prescrive appunto una ben determinata forma (universale, una costante artificiale) alla res extensa. L'imperativo assolutamente illuminista (in quanto nasce da un pensiero puro, una soggettività che pretende di ridurre ogni variazione ed alteritÀ a se stesso) si incarna nella persona malata e lavora attraverso di essa mortificando l'unicità inalienabile (non senza dolore, una lacerazione, appunto) di un individualità. Ciò che non viene rispettato (poichè dimenticato) è l'UNICITÀ DI UN ORGANISMO, DI UN SISTEMA OLISTICO AUTONOMO E INSPACCABILE.
Tutti i corpi sono nemici del pensiero poiché in quanto APOSTERIORI per antonomasia (POSSIBILITÀ, VARIABILITÀ) rappresentano la minaccia della sua sua APRIORITÀ (INTEGRITÀ, REGOLA)incontaminata, ciò che costituisce la sua essenza, che richiede una costante attività di autoconservazione. L'obiettivo vitale è dunque l'appiattimento, l'annullamento delle differenze (la verità) e la loro riconduzione ad un'IDENTITÀ:
La biopolitica è indagine della violenza del pensiero sui corpi: Foucault scrisse “l'ermeneutica del soggetto”, in sostanza la storia di una pratica della CIRCOLARITÀ(non distinzione) mente-corpo in un'epoca antecedente all'irreversibile invenzione di una presunta onnipotenza da parte del pensiero.
Il controllo sui pensieri delle persone da parte delle istituzioni corrisponde a una libera e arbitraria disposizione dei corpi, poiché il singolo pensiero manipolato agirà sul proprio corpo. È il bios, la vita stessa ad essere minacciata. La bioetica deve vigilare sulle pratiche che riducono i corpi a oggetto provocando retroazioni devastanti sull'intero individuo. È in gioco prima di tutto l'equilibrio psicologico dell'individuo. Anche la Media Education Foundation si batte per l'estromissione del mito dalla sfera pubblica, che ha per conseguenza la manipolazione e la strumentalizzazione di massa.
http://www.mediaed.org/
http://www.youtube.com/watch?v=-qFENyemgk8
http://www.youtube.com/watch?v=C7143sc_HbU
Donnerstag, 27. Dezember 2007
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