Samstag, 16. Februar 2008

L'aspirazione ascetica dell'ultimissimo uomo: l'identificazione con la macchina


“Se puoi costruire una macchina che contiene i concetti della tua mente, allora la macchina sei tu. Al diavolo il corpo, non è poi così importante. Adesso la macchina può durare in eterno. Anche se non dovesse durare in eterno, anche se non dura per sempre, puoi sempre prendere tutte le informazioni, copiarle e riversarle in un'altra macchina, o fare un bel back up. Ognuno vorrebbe essere immortale. Ho paura, sfortunatamente, di fare parte dell'ultima generazione che morirà”
Sussmann
Da “Il secolo biotech”, J. Rifkin
"Il grattacielo aveva creato una nuova tipologia sociale, una personalità fredda e antiemozionale, insensibile alle pressioni psicologiche della vita di condominio, con esigenze minimali in fatto di privacy e capace di prosperare, come una macchina di nuova generazione, nell'atmosfera neutra......erano le prime persone che riuscivano a dominare il nuovo modello di vita di fine secolo. Prosperavano proprio sul rapido avvicendarsi delle conoscenze, sullo scarso coinvolgimento con gli altri, sulla totale autosufficienza di una vita che non avendo bisogno di nulla, non poteva patire delusioni".
Da "Il condominio", J.G. Ballard


L'ammirazione per l'efficienza e la perfezione della macchina è un VALORE creato dalla propaganda culturale di una nuova cosmologia biotecnocentrica. L'arte esalta il bello, ciò che suscita stupore e ammirazione, ma anche empatia e una certa volontà mimetica: l'opera di Carsten Nicolai (vedi foto e link in fondo) celebra nella forma e nel contenuto la perfezione e la bellezza della pura meccanica ATTIVITÀ, suono e luce in quanto entità fisiche controllabili, riproducibili, puntuali, razionali, matematiche, non soggette a interferenze emotive e immuni all'alterità. Si tratta dell'espressione di una verità epocale, in questo caso la forma assunta dall'ideale ascetico, ossia il rifiuto del dolore e della sofferenza (e dunque di tutto ciò che può generarli, per esempio l'Amore), nell'epoca della demolizione totale della metafisica classica, dell'imposizione della tecnocrazia e della biotecnologia. L'uomo macchina, depurato della sua sensibilità verso l'alterità, è pura produttività. L'uomo a cui viene offerta la possibilità di dominare le variabili ambientali ed evitare eventi negativi provenienti da un'alterità irriducibilmente aposteriori (attraverso l'ingeneria genetica) è un uomo non distratto, produttivo, poiché gli è garantita l'assenza di difetti in sé e negli altri. Un uomo che non conosce il dolore e le emozioni diventa sempre più simile alla macchina. Non si tratta di rendere l'uomo felice, bensì di porlo in uno stato di atarassia e refrattarietà che lo rende produttivo e disponibile al consumo di una felicità divenuta razionale, creata artificialmente, di plastica, acquistabile, un bene di consumo, una merce nata grazie alla liquidazione di una felicità che nasce da una dimensione emotiva incontrollabile e totalmente estranea ad una logica economica. Il fine è dunque il monopolio e la razionalizzazione dello status emotivo dell'individuo, in quanto elemento chiave per la gestione della sua produttività futura e della sua tendenza al consumo.
La macchina necessita solo degli input per cui è stata programmata. Ed emette gli output che da essa ci si aspetta.
La "volontà di nulla", secondo Nietzsche il principio alla base di ogni tipo di ideale ascetico elaborato dall'ultimo uomo, trova così la sua perfetta forma di espressione nella tecnologia, che diventa l'emblema di una "stanchezza dell'uomo" giunta ad un ulteriore limite.

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